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Se, quando pensate alla mortadella, vi viene in mente il classico salume cotto dalle grandi fette rosate, la "Bologna" per intenderci, siete fuori strada. La mortadella della Val d'Ossola è altra cosa: questo prelibato insaccato tradizionale delle vallate ossolane in realtà è un salame. L'equivoco nasce probabilmente da tempi lontani, quando in norcineria, per sminuzzare le carni suine si usava per l'appunto il mortaio.
Oggi questo prelibato salume è prodotto ancora in quantità minime da pochi artigiani, con carni crude di suino alle quali si aggiunge una piccola percentuale di fegato crudo di maiale (5% al massimo, ma in Val Vigezzo si produce una variante con doppia quantità di fegato, più gradita dai consumatori locali) e in alcuni casi vino tiepido insaporito da spezie, una sorta di vin brulé. Il tutto è insaccato nel budello del maiale. Segue una stagionatura di circa due mesi. La mortadella della Val d'Ossola ha forma ritorta (come una ciambella) o dritta. Un tempo era chiamata "madonna", oggi è detta dialettalmente mortadelun: si mangia a fette con il pane nero della zona oppure, quando è ancora fresca, bollita e proposta con le patate o con la polenta.